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Nahib

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Nahib, 2008 Installazione di due immagini, montate su scatole di legno. Tecnica mista. China su carta lucida, olio di lino, pigmenti su carta di riso, lampadine - 2 elementi di 51x36 cm.

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L’alternarsi delle luci in dissolvenza, la diversa postura del corpo e l’altezza leggermente sfasata delle immagini di Nahib creano uno spazio d’intermezzo immaginario, evocando un movimento in opposizione alla loro fissità apparente


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Ripresa video di Nahib nell’alternarsi del gioco di dissolvenza delle luci



Nahib nella lingua Quiché dei Maya significa sia “ombra” che “anima”, similitudine semantica che si riscontra in diverse credenze di popoli “primitivi” per indicare il principio vitale dell’uomo.
Anche per gli antichi greci l’anima, lo spirito è energia vitale, indicato dalla parola “psyché”, che deriva dal verbo “psuchein”, “soffiare”: è, quindi, rappresentata come “respiro” e, per la sua peculiarità di svincolarsi dai confini corporei, è paragonata ad un fantasma, a un alito o a un fumo, a un’ombra o a un sogno, addirittura ad un uccello che urla...

Metempsicosi, dare forma al desiderio di una trasmigrazione dell’anima...

In questa installazione l’ombra di un corpo si libra in un volo danzato.Due luci fioche si alternano in una dissolvenza, evocando il il ritmo calmo di un respiro per lasciare apparire e scomparire la sagoma scura nel buio. La fissità dei gesti nelle due diverse posture del corpo dà vita ad uno spazio d’intermezzo, vuoto e aperto, in cui s’imprime come un fantasma un movimento immaginato, sognato, che diviene traccia di memoria.
Le due immagini, disposte in modo leggermente sfasato rispetto alla linea d’orizzonte, tendono a creare uno scarto a livello percettivo, accentuato dal cadenzare del gioco luminoso.Immerse nell’oscurità ed installate all’interno di scatole, appaiono come reliquie o un memoriale, ma le luci ritmano un pulsare vitale, riportando al presente e al contingente , dove l’ombra, piuttosto che come assenza, afferma tutta la sua presenza, essendo immanente oltre al buio, traccia irriducibile, ma autonoma, come essenza o spirito del Sé, materiale ed immateriale, mortale ed immortale.